mercoledì 22 febbraio 2012

Ma esiste veramente il punto G ?

Non c'è pace per il povero dott. Gräfenberg. Dopo che alcuni ricercatori inglesi avevano affermato infatti che il famoso punto G, chiamato così proprio in onore del ginecologo tedesco che per primo ne dichiarò l'esistenza, in realtà sarebbe un'invenzione, ecco arrivare in suo soccorso uno specialista francese, il dott. Sylvain Mimoun.
Secondo il medico francese, infatti, lo studio inglese ha basato le proprie conclusioni su presupposti sbagliati: “Ci sono tre idee false sul punto G: pensare che si trovi nello stesso posto in tutte le donne, che abbia la dimensione fissa di un pezzo da 50 centesimi d'euro e che provochi sempre un orgasmo. Invece non è mai stato così”.
Mimoun sostiene che il punto G “è una zona erogena particolare che esiste incontestabilmente in alcune donne. Non si tratta di eredità ma di funzionalità. È la funzione a creare l'orgasmo. Se una donna pratica regolarmente la masturbazione ha più probabilità di scoprire anche questa zona che si trova a 3 centimetri dall'entrata della vagina. Se non si è mai toccata non succederà mai niente”. I dubbi che riguardano l'esistenza di questa zona erogena sono dovuti quindi, secondo il ginecologo francese, al fatto che il punto G, a differenza del clitoride ad esempio, non è facilmente identificabile in quanto parte del corpo che risponde a una stimolazione. In assenza di un'attività del genere, il punto G rimane per così dire inattivo e quindi non individuabile.
Nel loro studio i ricercatori inglesi, guidati da Andrea Burri e Tim Spector, sono arrivati invece alla conclusione che il punto G sia poco più di una leggenda metropolitana creata ad arte e riproposta da riviste specializzate e terapisti del sesso. Il dott. Spector afferma infatti: “alcune donne sostengono non solo di avere il punto G, ma anche che la sua maggiore o minore attività sia dipendente da fattori come la dieta o l'esercizio fisico. In realtà è praticamente impossibile trovare prove tangibili dell'esistenza di questo punto erogeno”.
I ricercatori inglesi poggiano la loro teoria su un sondaggio rivolto a oltre 900 coppie di gemelli britanniche, mono ed eterozigote.
Malgrado la condivisione dei geni, nelle coppie si notavano grandi differenze fra le donne che sostenevano di possedere il punto G e le sorelle che dicevano di non averlo: “questo è di gran lunga il più grande studio mai effettuato sull'argomento e dimostra abbastanza definitivamente come l'idea di un punto G sia del tutto soggettiva. Spesso quella che viene considerata l'assenza del punto G è un modo per dare una spiegazione alle sensazioni di inadeguatezza o scarso rendimento sessuale. Non si può affermare l'esistenza di qualcosa che non è mai stato realmente individuato”, afferma il dott. Burri.
Oltre agli specialisti francesi, si è rivelato scettico nei confronti della ricerca anche il dott. Jannini, ricercatore presso l'Università dell'Aquila, il quale sostiene: “non è detto che il punto G abbia un'origine genetica e non sia piuttosto legato a una differente esposizione agli ormoni durante la vita fetale, diversità che può sussistere anche tra gemelli. A maggior ragione considerando che il clitoride è tra gli organi più sensibili al testosterone”.
Fonte : Italiasalute

Nessun commento:

Posta un commento