mercoledì 21 marzo 2012

La pillola anticoncezionale e le Italiane !


Poco più del 14%, neanche una su cinque. La percentuale di donne che scelgono la pillola come anticoncezionale è bassa, molto inferiore a diversi altri Paesi d'Europa (basti pensare al Portogallo, dove le fan della pillola sono il 58,9% della popolazione femminile). Non solo: anche quando la scelgono, ci arrivano più tardi, per poi abbandonarla. Senza contare tutti i pregiudizi che ancora circondano questo anticoncezionale, considerato ancora pericoloso per la salute.


Motivo di emancipazione
La fotografia del rapporto tra le donne italiane e la pillola estroprogestinica arriva da un'indagine realizzata da Doxa Marketing Advice a febbraio di quest'anno, su un campione di mille donne, in età fertile, dai 18 ai 50 anni, su tutto il territorio nazionale.
Dalla ricerca risulta che il 78,3% è favorevole all'utilizzo della pillola come metodo contraccettivo, contro un 21,7% di contrarie. E il motivo è soprattutto ideologico: la pillola ha "liberato" le donne. Ma la preferenza non significa utilizzo. "Poter contare su un metodo efficace per controllare la propria fertilità ha dato alle italiane maggior sicurezza nel gestire la propria sessualità", spiega Massimo Sumberesi, direttore generale Doxa Marketing Advice.
"La contraccezione orale ha segnato una sorta di spartiacque nel processo di emancipazione della donna. La ricerca ha messo in luce anche quali siano i timori ricorrenti e un dato, in particolare, desta stupore: tra le donne al di sotto di 25 anni, la necessità di andare dal medico per la prescrizione è motivo di rifiuto".

I pregiudizi
Le resistenze, spiega la ricerca, sono legate soprattutto a eventuali effetti collaterali. Il timore più diffuso è che la pillola non protegga da malattie a trasmissione sessuale (62,5%), faccia ingrassare (47%) o sia scomoda perché occorre ricordarsi di prenderla tutti i giorni (32,3%).
"Certamente la donna italiana ancora non vede la pillola come uno strumento utile a progettare la sua vita e a vivere al meglio la propria sessualità e anche la riproduzione", spiega Rossella Nappi, professore associato della Sezione di clinica ostetrica e ginecologica presso l'Irccs policlinico San Matteo di Pavia, "la donna italiana ha troppa paura di come queste molecole possano manipolare i ritmi ormonali, teme che facciano dei danni".

Fonte : Staibene.libero

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